"DOVEVA ACCADERE ..."

Doveva accadere…

… di veder scomparire all’orizzonte il Delta n° 1 … di guardarmi indietro alla ricerca frenetica del resto del gruppo … di compiere disperatamente un veloce 360° e improvvisamente accorgermi di … essere rimasta completamente sola!

Oh-oh !

Non c’era più nessuno intorno a me, e in un attimo il silenzio mi è piombato addosso come un enorme macigno che mi ha tolto il respiro.

Il rotax? Non lo sentivo neanche più. Nella mia testa udivo solo il rimbombo di due parole: “ E mò? ”

Un altro rapido 360° sulla verticale dell’Easy Flyte di Fiano Romano. “In caso atterro lì e aspetto gli altri, perchè – mi convincevo - devono essere rimasti indietro per forza, non può essere altrimenti” .

Eppure, non so che diamine mi fossi messa in testa, neanche avevo finito di completare il mio girotondo, che già avevo deciso di proseguire comunque il mio volo verso Nord.

Forse perchè mi ero studiata bene il piano di volo, forse perchè stavolta avevo il Gps con me, forse perchè non toglievo mai gli occhi di dosso dal mio bel Faro nel Cielo, il Soratte, ma avevo proprio deciso che avrei proseguito il mio volo, almeno fino a quella che doveva essere la prima “fermata” – li avrei ritrovati tutti lì, pensavo - di quel lungo viaggio verso il tanto atteso Meeting di Primavera al Trasimeno.

Solo che in quel momento non mi trovavo mica a viaggiare su quel treno che correva veloce sui binari che mi camminavano paralleli poco più in basso e … e se le coordinate che avevo inserito nel gps le avessi prese sbagliate? A quale “fermata” successiva sarei potuta scendere e chiedere per informazioni?

Per un attimo ho anche pensato che magari, perchè no, magari nel caso non fossi riuscita a trovare la pista, avrei potuto continuare anche da sola. D’altronde non potevo sbagliare: avrei seguito l’autostrada, il fiume, la linea ferroviaria, avrei preso come riferimento i laghi di Alviano, Corbara e così via fino a Chiusi. Sicuramente sarei riuscita ad arrivare lì e poi… sarebbe bastato lasciarmi sulla sx il lago omonimo e … arrivare al Trasimeno sarebbe stato un gioco da ragazzi!

Seee … magari avrei proseguito ancora un pò in questo mio fantasticare ad occhi aperti fino a quando la paura mi avrebbe riportato alla realtà facendomi compiere un rapido 180° e filarmene via di nuovo verso casa, prima che anche il Soratte mi fosse scomparso del tutto dalla vista.

Chi può saperlo! Nel cielo già vedevo le nuvole assumere la forma di un grosso punto interrogativo. Un segno?

Ma intanto continuavo nel mio volo. “Ancora un po’ piu’ avanti, dai, tanto il Soratte è sempre lì, lo vedi no? Fai sempre in tempo a tornare indietro”.

Ma testarda come sono (perché sono testarda assai), nella mia testa ormai avevo deciso che almeno fino ad Otricoli, o quella che per me doveva essere tale, pista o non pista…ci volevo arrivare!

E non so dire, sarà stata l’aria calma di quella mattina, quella luce tenue che illuminava il verdissimo paesaggio, con i primi raggi del sole che iniziavano a scaldare tutto intorno, non so, ma ho iniziato a sentirmi tranquilla, come mai mi era capitato prima, ed improvvisamente, sono stata persino felice di essermi “svincolata” da tutto e da tutti, e di essere rimasta lì a volare…da sola. In quel momento quella era la cosa che volevo di più in assoluto.

La tensione iniziale era sparita, svanita, dissolta come la foschia incontrata un momento prima e me ne sono resa conto solo dopo aver tirato un profondo respiro ed essermi accomodata per benino sul mio sedile, mentre mi preparavo a gustare quel mio piccolo viaggio in solitudine.

E il silenzio è tornato di nuovo e mi è tornato in mente quando tempo fa parlavo di “silenzio interiore”. Sì, credo fosse quello che ho sentito, e anche il borbottìo del Rotax non mi disturbava neanche più; lo sentivo, ma era come se quel silenzio l’avesse soffocato, o meglio, inglobato dentro di sè. Bellissimo! Mi sono sentita leggera e svuotata di ogni pensiero. Quel silenzio e quel momento erano tutti per me, solo miei!

Ed ecco tornarmi alla mente anche quei particolari “profumi”. L’aria del mattino ha un odore particolare, un profumo tutto suo. Accidenti quanto mi piaceva! Quasi mi inebriava.

E’ sorprendente capire quanto ogni volo sia capace di insegnarti qualcosa di più ogni volta. Perchè tante sono le cose che ho imparato in quei brevi minuti in cui mi sono ritrovata a passeggiare sola soletta in quell’aria. Tante cose stavo capendo di me! Quella più importante: non mi ero persa d’animo, non mi ero fatta prendere dal panico. Chissà, forse in un’altra occasione, in un’altra condizione non avrei reagito allo stesso modo, ma in quel momento era così, e mi bastava. Sapevo che dovevo fare le cose per bene; ero sola, e potevo, e dovevo, contare solo su di me!

Ho dato una rapida occhiata a quel puntino nero sul display che si muoveva lento verso il “presunto” primo waypoint, ma poi il mio sguardo è finito a seguire le infinite linee colorate della mia cartina stradale.

Linee gialle e nere, si intersecavano ad altre di colore azzurro, rosse, mentre cercavo continui punti di riferimento. Non vi dico che soddisfazione quando ho visto quei segni combaciare perfettamente con il mondo che scorreva sotto di me lentamente, e l’ emozione nel momento in cui ho realizzato di … essere arrivata a destinazione. La pista era lì, davanti a me  …

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